La finanza comportamentale studia le decisioni di investimento delle persone dal punto di vista psicologico.
Il suo obiettivo, come si può dedurre già dal nome, è comprendere i comportamenti dei singoli investitori partendo dalla tesi che le persone non sono completamente razionali e i mercati non del tutto efficienti.
Benjamin Graham, padre del value investing, affermava “il maggior problema nonché il peggior nemico di ogni investitore è sè stesso”. Non sarebbero dunque i mercati, ma l’irrazionalità a far si che si realizzino perdite sugli investimenti.
Perché abbiamo tutti una grande nemica: la paura! Di perdere il capitale, di averne bisogno all’improvviso, che il mondo finisca su una perdita in borsa. Questo è un esempio degli errori cognitivi della finanza comportamentale, delle emozioni che descrivevo come l’Inside out della finanza.
La paura è solo la prima dei tanti bias (pregiudizi) che ci ostacolano quando facciamo scelte in campo finanziario, non è l’unica colpevole: soprattutto gli uomini spesso soffrono di overconfidence, ovvero pensano di essere invincibili, di conoscere i mercati meglio di quanto conoscano la loro famiglia e scommettono sul titolo certo che non potrà che guadagnare perché lo hanno letto su Facebook o meglio lo ha consigliato l’amico che ha una “dritta” (una volta era il direttore di banca, ma adesso ha perso un po’ del suo appeal). È l’estremo opposto alla paura: non ho paura di niente, niente può fermarmi, se non lo schianto del portafoglio investimenti.
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