Avversione alla perdita

 

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Continuiamo il nostro discorso sulla finanza comportamentale parlando di avversione alle perdite. Sembra banale: le perdite ci danno fastidio, ma si tratta di ben più di questo.

L’avversione alla perdita significa che una perdita ad esempio del 2% produce in noi una sofferenza molto superiore a quanto ci produca piacere un guadagno del 2%. Continua a leggere “Avversione alla perdita”

Finanza Comportamentale

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La finanza comportamentale studia le decisioni di investimento delle persone dal punto di vista psicologico.
Il suo obiettivo, come si può dedurre già dal nome, è comprendere i comportamenti dei singoli investitori partendo dalla tesi che le persone non sono completamente razionali e i mercati non del tutto efficienti.
Benjamin Graham, padre del value investing, affermava il maggior problema nonché il peggior nemico di ogni investitore è sè stesso”. Non sarebbero dunque i mercati, ma l’irrazionalità a far si che si realizzino perdite sugli investimenti.
Perché abbiamo tutti una grande nemica: la paura! Di perdere il capitale, di averne bisogno all’improvviso, che il mondo finisca su una perdita in borsa. Questo è un esempio degli errori cognitivi della finanza comportamentale, delle emozioni che descrivevo come l’Inside out della finanza.
La paura è solo la prima dei tanti bias (pregiudizi) che ci ostacolano quando facciamo scelte in campo finanziario, non è l’unica colpevole: soprattutto gli uomini spesso soffrono di overconfidence, ovvero pensano di essere invincibili, di conoscere i mercati meglio di quanto conoscano la loro famiglia e scommettono sul titolo certo che non potrà che guadagnare perché lo hanno letto su Facebook o meglio lo ha consigliato l’amico che ha una “dritta” (una volta era il direttore di banca, ma adesso ha perso un po’ del suo appeal). È l’estremo opposto alla paura: non ho paura di niente, niente può fermarmi, se non lo schianto del portafoglio investimenti.

Questo articolo è tratto dalla mia Newsletter di febbraio, se vuoi ricevere la prossima iscriviti dal sito o inviami una mail con scritto “Newsletter” .

 

Le aspettative

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Vorrei parlarti delle aspettative! Mi riferisco alle aspettative finanziarie, ma possiamo estendere anche ad altri ambiti.

Da quando nasciamo le aspettative ci seguono, prima sono quelle dei nostri genitori, poi diventano le nostre personali, poi, se ne abbiamo, cominciamo a riporne sui nostri figli. Non è giusto, non si dovrebbe fare, ma è molto umano. Le aspettative sono sempre, guarda caso, molto alte, questo dovrebbe spronarci, ma può anche abbatterci se non si realizzano.

Anche in finanza le aspettative possono essere diverse da quanto accade nella realtà. Scontato che il risultato del progetto di investimento e la soddisfazione del cliente sono la mia priorità, se sembra che le cose non funzionino in alcuni momenti forse è perché le aspettative hanno bisogno di tempo e di cure per potersi realizzare.

Cosa ti aspetti dai tuoi investimenti? L’obiettivo di rendimento che hai in mente è realistico? C’è coerenza tra l’andamento dei mercati e le tue aspettative?

Ho incontrato in settimana una coppia di ragazzi, desiderano investire e mi hanno parlato di una cifra. Coerentemente con il loro profilo di rischio abbiamo scelto di investirne la metà, ma di fare un portafoglio solo azionario, che incrementeremo su eventuali cali di mercato.

Quindi cerchiamo di modulare le nostre aspettative al mercato di riferimento e su questo costruiamo un portafoglio di investimenti che abbia un obiettivo e manteniamo fede a quanto creato.

Il patrimonio è formato dal denaro, dagli immobili, e a volte da opere d’arte e gioielli. Mentre per gli immobili non ci curiamo del loro valore e nessuno ci porta l’estratto conto ogni sei mesi, per il denaro vorremmo vedere una linea di crescita costante, come quella della foto.  Purtroppo non esiste! Possiamo solo lavorare su pianificazione e obiettivi e portare pazienza “come nel vedere crescere un filo d’erba” diceva qualcuno.

Giocare in borsa

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Perché usiamo il termine giocare quando parliamo della borsa?

Che gioco sarebbe? Il termine corretto è investire in borsa, ma noi diciamo giocare. C’è in queste due parole la spiegazione di tutto quello che pensiamo o crediamo di sapere dei nostri investimenti, vediamo di analizzarle:

  • si gioca con la Barbie e i soldatini da piccoli, si gioca con la Play Station da adolescenti, si gioca con l’Ipad, al lotto, al Casinò da grandi.
  • si investe in un fondo, in un titolo, in un Etf, anche in borsa se proprio lo si ritiene necessario, ma non è un gioco!

Giocare significa avere l’obiettivo di breve termine di una vittoria e avere coscienza di un possibile sconfitta,  investire significa pianificare, scegliere e avere pazienza, tanta!

Se gioco devo smettere quando perdo, se investo so che se ho pianificato devo aspettare il famoso lungo periodo per ottenere dei risultati. Se gioco non ho pazienza, se investo devo averne. “Investire è come aspettare che asciughi la vernice o che cresca  un filo d’erba” ha detto qualcuno.

Che stia in questo equivoco la delusione per le aspettative troppo alte? Che stia in questo equivoco il comprare il titolo che mi ha consigliato mio cugino invece di interpellare un professionista? Che stia in questo equivoco il pensare di arricchirsi senza fatica?

Buon week end a tutti.

“Investire dovrebbe essere un po’ come guardare la vernice asciugarsi o l’erba crescere, se cerchi emozioni prendi 800 dollari e vai a Las Vegas” Paul Samuelson