
Il Mes e perché non lo vogliamo….
Spesso quando incontro i clienti negli ultimi mesi mi chiedono cosa ne penso del Mes e soprattutto del perché non vogliamo prendere questi soldi che l’ Europa ci offre apparentemente senza troppe richieste. La mia premessa è che non si vuole qui parlare di politica, sappiamo che su questo ogni partito ha la sua visione e non è mia intenzione “ tenere” per l’uno o per l’altro. Cercherò quindi di riportare le diverse opinioni affinché possa essere questo uno strumento per ulteriori approfondimenti.Seguo con interesse una newsletter di cui metto il link da cui ho tratto spunti interessanti, mi piacerebbe poi conoscere la tua opinione, allo scopo di arricchire con altri punti di vista. https://www.torcha.it/newsletter
Cosa è il Mes Il Mes o Meccanismo Europeo di Stabilità nasce per aiutare gli Stati dell’Europa con dei prestiti, nelle esperienze passate questi prestiti hanno portato a strumenti di controllo che di fatto limitano la sovranità dello Stato li richiede. Il caso più noto è quello delle Grecia che nel 2015 sottoscrisse un Memorandum di intesa con la Commissione Europea per un prestito di 86 miliardi di euro, impegnandosi a mettere in campo una serie di riforme per risanare l’economia, riforme valutate come troppo dure dai più.
Lo scorso 8 maggio la Commissione Europea, come aiuto in risposta al Covid, ha creato il Pandemic Crisis Support: la possibilità di emettere un prestito per un valore massimo pari fino al 2% del Pil di un Paese, che potrà farne richiesta per le spese sanitarie. E’ il MES sanitario, che per l’Italia varrebbe circa 36 miliardi di euro, la politica si immediatamente divisa.
Perché SI:
36 miliardi da utilizzare per la sanitàUno degli argomenti preferiti dai sostenitori del MES riguarda l’affidabilità dello strumento finanziario (Fitch gli ha dato una tripla A, cioè il voto massimo), che rappresenterebbe una garanzia per raccogliere ulteriori soldi sui mercati a tassi favorevoli. Fare ricorso al MES, insomma, innescherebbe un meccanismo virtuoso che potrebbe portare a ulteriori risparmi sul lungo termine.
Ma come la mettiamo con le famigerate condizionalità? Chi sostiene il MES pensa che queste non sarebbero applicate nel caso di richiesta del Pandemic crisis support.
Sebbene tale convinzione non sia giustificata dal riferimento ai trattati, potrebbe esserlo nei fatti, dal momento che rassicurazioni in tal senso sono arrivate dall’Eurogruppo, dal Mes e dalla Commissione europea. Per rafforzare quello che appariva come un semplice impegno scritto privo di valore legale, nello scorso mese di giugno la Commissione Europea ha approvato un regolamento in cui specifica che una eventuale sorveglianza rafforzata per i Paesi richiedenti riguarderebbe solo l’utilizzo dei fondi messi a disposizione dal MES sanitario e non (come in condizioni normali) tutti gli indicatori e dati macroeconomici. Va però sottolineato come il regolamento sia una fonte di diritto subordinata ai trattati di cui abbiamo parlato fino ad ora e per questo potenzialmente “più debole”.
Come spiega l’Osservatorio sui conti pubblici dell’università Cattolica, non sarebbe la prima volta che il MES attiva una linea di credito senza porre condizioni: era già accaduto nel 2012, con la Spagna, e quel caso varrebbe oggi come precedente nell’ipotesi di ricorso alla Corte di Giustizia.
Perché NO
Uno degli argomenti comunemente utilizzati contro il ricorso al MES sanitario è proprio quello che riguarda le condizionalità: senza una reale modifica dei trattati il Pandemic crisis support potrebbe trasformarsi in una trappola, che la Commissione Europea potrebbe sfruttare per controllare da vicino i nostri conti pubblici. Il rischio, sottolineato soprattutto dalle destre italiane ma non solo, è quello di una perdita parziale di sovranità.
Questo sospetto è amplificato da un dato: i governi di Spagna, Portogallo, Grecia e Francia per il momento hanno fatto intendere di voler escludere un ricorso al MES sanitario. «Se prendere soldi (prestati) del MES è così utile e vantaggioso, perché le nazioni più esposte insieme all’Italia come Grecia, Portogallo, Spagna e Francia dicono no al MES?Preoccupano inoltre le reazioni dei mercati finanziari.
Secondo alcuni l’idea di utilizzare il MES potrebbe essere interpretata come un segnale negativo dai mercati finanziari, che vedrebbero l’Italia come un Paese in difficoltà. Una dinamica che nel medio termine potrebbe portare ad un aumento dello spread e di conseguenza a interessi più alti sul debito pubblico.
L’ultima preoccupazione di chi si oppone al MES sanitario riguarda le mutate condizioni dallo scorso 8 maggio: la Commissione Europea ha infatti raggiunto un accordo su Next Generation EU– il cosiddetto Recovery Fund – che mette sul piatto una linea di credito molto più alta (127 miliardi di prestiti, per la sola Italia) e 81,4 miliardi di sussidi. È migliorato il rendimento dei titoli di Stato italiani e ciò si traduce in un minor costo per finanziarsi sui mercati. I tassi di interesse offerti dal MES sono naturalmente inferiori, ma qualcuno inizia a chiedersi se a questo punto il gioco valga la candela.
Conclusioni
Sul cosiddetto MES sanitario si affrontano due idee di Europa per certi versi opposte: da una parte gli scettici – per motivi ideologici o in seguito all’austerity affrontata dalla Grecia dopo la crisi del 2008 a – dall’altra i più entusiasti, che non temono di affidarsi al nuovo strumento in dotazione al MES come un’opportunità da non perdere per rilanciare la sanita’ italiana, che ne ha chiaramente bisogno.Sotto questo punto di vista, il dibattito sul MES sanitario è certamente molto politicizzato e in ultima analisi tutto si riduce a una scelta – credere o non credere alle buone intenzioni della Commissione Europea – su cui abbiamo davvero pochi dati. Più interessante è invece il dibattito economico, perché il ricorso o il mancato ricorso al MES si traduce in conseguenze che hanno a che fare con il futuro dei conti italiani.
E tu cosa ne pensi?